QUOTE
amo tantissimo i Nightmare, e ultimamente sto in fissa coi Vidoll XD
wow anche tu?? O_O XD allora ci capiamo proprio!^^
sono contenta che ti piaccia come scrivo ** e cmq tranquilla la parte più esplicita è solo un po' alla fine per il resto è tutto molto delicato e tranquillo ^^
Chapter 2 –Quando continuare a scavare in profondità non fa altro che rendere una talpa più cieca..Decise di andarsene. Ora che gli amici avevano appagato almeno un po’ la sua necessità di risposte sentiva il bisogno di riflettere, di fare un attimo il punto con se stesso anche se, lo sapeva bene, il faccia a faccia con se stesso non era mai stato il suo forte. Non sapeva dove andare; ad ogni modo lasciare gli altri in preda all’euforia dilagante non sarebbe stato certo un problema per loro, sarebbe bastato sgusciare verso l’uscita e lasciare liberamente andare la sua inquietudine. Avrebbe dovuto affrontarla prima o poi! E quale occasione migliore di una notte resa ormai insonne dal destino, che a quanto pare aveva deciso di offrire loro un “occasione irrinunciabile”….lanciò di sfuggita una rapida occhiata verso gli altri: Ruka come al solito stava teneramente importunando quella che ormai era considerata la sua bambolina personale e Yomi non mostrava affatto il solito sdegno altezzoso e svogliato con cui gestiva quei momenti, sembrava che per una volta si stesse risparmiando la fatica di fingere che quelle attenzioni gli recassero fastidio. Quella vista contribuì in maniera insolita a riaccendere quel senso di ansia che sentiva infondo al cuore quindi decise di non curarsi neppure dei restanti compagni si alzò e in un lampo guadagnò la porta per non concedere a nessuno il tempo di fermarlo o tanto peggio domandare la sua meta o cosa gli passasse per la testa dato il semplice ma per lui inquietante fatto che ignorava entrambe le cose.
-Saki-kun vai già via? –
Si piantò lì su due piedi nell’atto di chiudersi la porta alle spalle. Beccato. Maledizione ce l‘aveva quasi fatta. Era stato proprio il padrone di casa, quello ufficiale, a sincerarsi di cosa stesse facendo; bè era quasi riuscito ad uscire e chiudere la porta: era abbastanza evidente che stesse andando via, pensò appena seccato, comunque il fatto che Yomi si fosse interessato a lui nonostante tutte le distrazioni che aveva intorno a sé e tutte le emozioni che probabilmente in quel momento gli sconquassavano il cervello lo rese felice; nel cuore dei suoi amici di sicuro occupava un posto importante e tuttavia questo non faceva altro che aumentare i suoi sensi di angoscia perché non riusciva ad essere felice con loro, ad essere felice di loro, di quello che erano, di tutto quello che in pochissimo avevano raggiunto….si era decisamente ora che trovasse una risposta a queste domande e nessuno avrebbe potuto dargliele, doveva solo obbligare se stesso a sputare il rospo oppure quel maledetto lo avrebbe ucciso dall’interno un giorno di quelli!
-Ho bisogno di prendere 1 po’ d’aria e di recuperare davvero un bel po’ di energie oppure mi ci porteranno in barella al Tokyo Dome!-
Rise sforzandosi di apparire il più sereno possibile, non voleva davvero rovinare loro questo momento di gioia, fare da guastafeste era una cosa che aveva sempre odiato e si era sempre impegnato in tutti i modi per evitare quelle situazioni, quindi stavolta non lasciò a nessuno il tempo di replicare e scomparve dietro la porta.
-Facciamo 2 passi , Ti accompagno, vuoi Sakito né? –
Con una buona dose di stupore appena fuori dalla porta si trovò di fianco la goffa figura del suo migliore amico appoggiato serenamente al muro e che con tutta la calma di questo mondo lo invitava a fare 2 passi. 2 semplici passi. Non lo voleva accompagnare a casa. Non pretendeva di sapere cosa avesse. Non riuscì ad opporsi a quella richiesta così semplice. O forse aveva solo vinto quella parte vigliacca di lui che desiderava rimandare il confronto, impedirgli di scavare a fondo nel suo intimo, di trovare qualcosa che avrebbe potuto far male, far paura.
Scesero le scale in silenzio. Doveva dire qualcosa oppure Hitsugi prima o poi avrebbe iniziato a fare delle domande. Sarebbe stato più che naturale da parte sua, dopotutto. Ormai aveva messo anche troppo a nudo sulla pubblica piazza che qualcosa lo tormentava ma tuttavia continuava a illudersi che non ne avrebbe parlato con nessuno, che avrebbe risolto questa cosa da solo…perché infondo non sapeva neppure se si trattasse davvero di qualcosa di serio che gli stava mandando in pappa il cervello oppure se fossero solo costruzioni mentali di una povera mente stanca, davvero provata dallo stress di una vita tutt’altro che tranquilla e riposante.
-Forse sono solo troppo stressato….voi altri non dovreste affatto preoccuparvi per me….ho passato momenti ben peggiori e supererò anche questo…-
Sarebbe stato evidente anche ad un bambino scemo che il suo tono era tutto meno che convinto, figuriamoci a Hitsugi che lo conosceva da quando erano piccoli e tutti i suoi periodi peggiori li aveva vissuti sulla propria pelle, li aveva condivisi con lui.
-Lo stress non viene mai da solo…ma soprattutto è un ottimo capro espiatorio e spesso alla fine non è mai davvero colpa sua come vogliamo far credere agli altri…però se ti accontenti di questa scusa e la cosa ti fa stare meglio non penso sarà un problema per gli altri accettarla…certo finché questo non comincerà a danneggiare il gruppo credo…-
Avevano cominciato a percorrere senza tanta cura di dove si trovassero un ampio viale a quell’ora davvero deserto che portava verso la baia di Tokyo, era un posto poco attraente di giorno con tutto quel cemento che ingabbiava quel poco di acqua tutt’altro che limpida che bagnava la loro città….ma la notte, si di notte trovava quel posto estremamente tranquillo e osservare la luna riflettersi luminosa e placida sulla superficie era sempre riuscito a rilassarlo, quindi inconsciamente le sue gambe lo stavano guidando in quella direzione.
-Avrei gradito del tempo per riflettere attentamente su a cosa dare la colpa di quello che mi succede ma non sembra esserci verso…vuoi gli impegni discografici, vuoi le persone che non ti danno tregua…non riesco a stare da solo con me stesso…di conseguenza non riuscirò mai a capirmi!-
Doveva essere davvero un po’ provato da questa sua strana fase per rispondere all’amico in quel modo, ma Hitsugi sembrò pazientemente passare sopra a quelle parole riuscendo agilmente ad intendere che l’altro non aveva la minima intenzione di ferirlo, ma cercava solo di dirgli che ci aveva provato a venirne a capo senza dare inutili colpe alla scusa di turno, allo stress, alla band, agli impegni, ma decisamente ne era uscito più confuso di prima e senza nessuna risposta soddisfacente da proporre prima di tutto a se stesso, figurarsi agli altri.
-Bè è risaputo che a volte è estremamente difficile riuscire a capire noi stessi, che ci sono delle volte in cui è molto più facile leggerci attraverso gli altri, attraverso le impressioni che essi hanno di noi e dei nostri atteggiamenti, attraverso i loro consigli e opinioni, non sempre il confronto diretto con la parte più intima di noi stessi porta a dei risultati; ci sono sicuramente occasioni in cui continuare a scavare in profondità non fa altro che rendere una talpa più cieca!-
Hitsugi fissava il vuoto nel pronunciare quelle sue perle di saggezza con l’aria più seria e convinta che avesse mai assunto! E quando a sentire quell’ultima metafora Sakito avrebbe voluto rotolarsi dal ridere si dovette trattenere nel contemplare quell’espressione anche visibilmente sinceramente preoccupata dell’amico, che ora lo fissava negli occhi accennando appena un sorriso.
Tuttavia non poteva darsi così facilmente per sconfitto. Lasciare che di nuovo qualcuno risolvesse i suoi problemi al posto suo, lasciare che crollasse di nuovo quell’immagine di persona calma e serena che sa sempre cosa fare e come affrontare le situazioni della vita solo perché l’unica cosa che non sapeva affrontare era lui stesso, il suo io più profondo quello che davvero sentiva e voleva nel suo animo.
-Ho paura –
Ecco lo aveva fatto. Di nuovo. Si stava di nuovo arrendendo a quella sua assurda incapacità di affrontare le sue paure più intime, più personali. E ancora una volta sentiva di avere un insopprimibile bisogno che qualcuno lo aiutasse a sbrogliare quella matassa apparentemente inestricabile che erano i suoi pensieri e sentimenti in quel momento. Si sentiva egoista e sfruttatore. Si sentiva malissimo non solo perché continuava a non capire da cosa derivasse tutto ciò, ma anche per il fatto di sentirsi felice che il suo migliore amico fosse lì con lui a cercar di tirarlo fuori dai suoi personalissimi guai al posto suo ancora una volta.
Histugi dal canto suo intuiva la lotta interiore dell’amico ma sapeva che solo ragionando seppur un minimo con se stesso avrebbe potuto decidere di accettare l’aiuto che gli stava offrendo. Gli voleva bene e non poteva vederlo continuare a torturarsi in quel modo, tuttavia lo conosceva sufficientemente bene da sapere che lasciargli il suo spazio era l’unico modo perché decidesse di sfogarsi e accettare la spalla su cui appoggiarsi che gli stava porgendo.
-A volte il destino ti riserva delle sorprese che ti colpiscono come uno shinkansen in piena corsa, come uno schiaffo in pieno viso….imprimendo una spinta tale alla tua bella e serena vita da farla deragliare senza nemmeno rendertene conto…-
Scese con un tonfo insolitamente goffo dal muretto dove entrambi erano seduti e scivolò a terra facendo scorrere la schiena lungo il muro, posando entrambe le mani saldamente a terra come a cercare un po’ di conforto e stabilità nel solido cemento sotto di lui.
-Dimmi Hitsugi: può succedere che la più stupida delle banalità di questo mondo possa renderti la vita impossibile e cambiare completamente la tua visione di te stesso, premere il bottone di reset e spingere una persona a rimettere in gioco tutto quanto a riconsiderare la propria vita, la propria personalità i propri principi…senza peraltro trovare nuove risposte soddisfacenti lasciandoti con un vuoto assurdo dentro…-
Lasciò sgorgare due lacrime silenziose agli angoli degli occhi. Sarebbe stata una notte molto lunga.
Histugi scivolò accanto a lui e lo strinse forte accarezzandogli la testa e lasciando che piangesse in silenzio tutto il suo nervosismo finché ne avesse sentito il bisogno. Qualcosa era accaduto. E qualcosa di banale soltanto all’apparenza che nel suo intimo aveva davvero sconvolto l’amico. Ma ancora una volta non lo avrebbe forzato a parlarne, qualsiasi cosa avesse voluto raccontargli lo avrebbe fatto solo perché sentiva che in quel modo avrebbe potuto stare meglio e non perché era lui a chiederglielo.
- Io…non so più cosa provo…e mi sono bastati 10 minuti per smettere definitivamente di saperlo…che buffa la sorte è? Credo che non mi basterebbero 10 anni per riuscire a saperlo di nuovo…-
Si sollevò dall’incavo della spalla di Hitsugi dove si era rifugiato colto di sorpresa dal quel pianto liberatorio. Ma mentre parlava rivolto verso di lui sembrava piuttosto cercare conforto nel fissare il vuoto alle sue spalle, o forse coglieva semplicemente la scusa di raccontare all’amico quello che gli era capitato approfittandone per parlare a stesso…non da solo…ma senza temere alcunché…perché sapeva che c’era qualcuno con lui pronto a sostenerlo a far recuperare la bussola ai suoi sentimenti impazziti, il giusto binario al treno della sua vita ormai del tutto fuori controllo, un po’ della vista a quella talpa completamente cieca che stava diventando a forza di scavare o tentare di scavare troppo in profondità dentro di sé.
-E’ successo una settimana fa…era un pomeriggio banalissimo, di uno di quei tanti giorni che ti sembrano sempre tutti uguali, mentre cammini in una di quelle milioni di affollatissime strade di questa metropoli, strade che non finiranno mai di sembrarti anche loro tutte uguali finché un giorno non ti rimane impressa nella mente come il luogo dove hai visto una scena assurda, un comportamento che non ti saresti mai riuscito a spiegare, qualcosa che seppure totalmente casuale sembrava essere messo in scena proprio lungo quella via che stavi percorrendo appositamente per sconvolgere la tua vita…per cambiarne il corso…-
Sembrava mantenere a fatica il tono di voce ad un’altezza udibile dall’altro, sembrava che più di un lieve sussurro non fosse in grado di tirare fuori da quel suo corpo stanco…forse per paura di rivelare a voce dietro a che cosa si nascondeva veramente l’origine di tutte quelle sue paure e ansie. Htsugi doveva ammettere con se stesso che l’amico stava riuscendo a metterlo davvero in ansia..e anche se si vergognava appena un po’di quello che stava provando non poteva fare a meno di sentirsi estremamente curioso di sapere che diavolo gli fosse capitato da provocare un tale scempio delle sue facoltà razionali e intellettive.
-Che cosa ti è accaduto…-
Non riuscì a trattenersi dal sussurrare come incoraggiamento a proseguire, anche se se ne pentì subito temendo che qualsiasi parola inopportuna avrebbe fatto di nuovo chiudere a riccio il suo timido amico. Fortunatamente non fu così.
-In tutti questi giorni nel tentativo di uscirne una cosa almeno credo di averla capita: in quel momento, lungo quella strada, ho lasciato quel briciolo di buon senso e razionalità che prima potevo forse affermare con certezza di avere; li ho persi entrambi insieme a tutto me stesso, li ho persi e non so spiegarmi come….-
Ora fissava di nuovo il pavimento tra le sue gambe e sembrava voler aggiungere qualcosa ma non trovare dentro di sé il coraggio di farlo.
-Dove è che ti sei perso? –
Hitsugi di certo era un grande amico e una splendida persona sempre pronta ad ascoltare e a capire e condividere con chi ha bisogno i suoi buoni consigli e offrire tutto l’aiuto di cui fosse stato capace, tuttavia la risposta che ricevette era davvero l’ultima che si sarebbe potuto aspettare e che avrebbe saputo subito come affrontare.
-Mi sono perso dentro agli occhi di Jui …-
Silenzio. Devastante, implacabile, impietoso silenzio. Quella risposta gli era uscita direttamente dal cuore, senza passaggi intermedi, senza filtri. Non aveva potuto farne a meno (ammettere la semplice verità a volte ci sembra la cosa più terribile e difficile di questo mondo, ma solo fino a quel momento, solo fino a quell’istante in cui se ne esce dal tuo cuore con la semplicità sconcertante di una giornata di sole, del sorriso di un bambino).
Hitsugi ci pensò su solo pochi secondi. Jui. Tra un po' neanche si pose il problema di domandarsi chi fosse tanto che subito collegò quel nome al sexy vocalist dalla voce di velluto dei Vidoll. Che diamine aveva combinato?? Difatti, convenne con se stesso, lo aveva sempre visto come un tipo complicato! Si, a pensarci bene, si diede proprio ragione, aveva decisamente la faccia di uno che ti incasina la vita con un non nulla! Sicuramente non aveva dovuto fare troppa fatica per sconvolgere l'animo gentile del povero Sakito e creargli scompensi che a quanto pareva gli sarebbero bastati per il resto della sua vita. Già ce l'aveva con lui! Senza sapere nulla. Non ne aveva bisogno, l'unica cosa che ora gli sembrava rilevante era come aveva ridotto il suo migliore amico. Quel bastardo! Per l’appunto gli passò fulmineo per la mente il nome del loro ultimo album: Bastard, non avrebbe potuto sceglierne uno più azzeccato! Assunse un buffo cipiglio accigliato scrollando le spalle in segno di disprezzo. Cercò di imporsi un po’ di contegno, non era decisamente il caso di lanciarsi in una scenata da brava chioccia materna e protettiva, Sakito aveva bisogno di sfogarsi di raccontare tutto a qualcuno che si dimostrasse in grado quantomeno di ascoltare se non addirittura di comprendere cosa stesse provando quindi ritenne un‘altra volta che fosse meglio lasciargli tutta la libertà e tranquillità di cui sentiva il bisogno, così con il suo silenzio lo esortava benevolmente a continuare, di certo in modo molto più comprensivo di tante parole che avrebbero potuto molto facilmente risultare inopportune.
L’altro infatti sembrava non aver bisogno di ulteriori esortazioni o incoraggiamenti espliciti e forse un po’ perché nascosto dal buio di quella notte tranquilla, forse un po’ perché confortato dalla presenza rassicurante dell’amico, lasciò sgorgare fuori le parole e i dettagli di quel pomeriggio sfogandosi del tutto con la persona che meglio di chiunque altro riteneva avrebbe potuto comprenderlo. Senza più controllo. Ogni ulteriore resistenza sarebbe stata del tutto inutile a quel punto.
Interlude-Part 1: Senshuu ni Tokyo no michi de…Le prove si erano protratte oltre il tempo stabilito anche quel pomeriggio. Normale routine dopotutto in vista del live al Budokan che implacabilmente si stava avvicinando. Tuttavia sentiva il peso della buona riuscita di quella performance per loro così importante farsi più pesante ogni giorno che passava; tentava in tutti i modi di dare il meglio di se, ma ogni sessione di prove risultava più estenuante della precedente e sentiva che nonostante l’abitudine allo stress, alla vita frenetica di un gruppo musicale che agli esordi ha già riscosso tutto il loro successo, di quel passo avrebbe potuto facilmente raggiungere il limite delle sue possibilità.
Cercò di scacciare quei pensieri accelerando il passo. Lungo la via principale vi era una gran folla di persone che attendevano di entrare allo Shibuya-AX , ragazzine urlanti, famiglie intere e crocchi di amici che ostruivano qualsiasi passaggio. Si fermò un istante giusto il tempo di capire che tentare di aprirsi un varco sarebbe stato sicuramente più faticoso che cercare un percorso alternativo, ma la sua mente resa del tutto ko dalla giornata estenuante non era assolutamente in grado di calcolare il migliore e più rapido, quindi decise di infilare senza neppure pensarci una via laterale a caso con la sola speranza che quanto meno gli avrebbe permesso di aggirare il blocco e poi tornare sulla strada che conosceva bene e che lo avrebbe condotto finalmente a casa al meritato riposo.
Quella via era particolarmente stretta e a guardarla così avrebbe giurato di non esservi mai passato prima sebbene costeggiasse una delle arene per concerti più importanti tra quelle più piccole. * Chissà chi si esibisce tra poco?* perché sicuramente tutto quel marasma di gente stava attendendo di entrare a vedere il proprio gruppo preferito esibirsi quel pomeriggio… loro non avevano mai suonato lì eppure era una tappa quasi programmata di molti gruppi emergenti… pensò con non troppa gioia alla loro fortuna di essere giunti così presto nella loro carriera ad esibirsi in un arena importante come il Nippon Budokan, sicuramente era la stanchezza a giocargli quella mancanza di entusiasmo, perché avrebbe dovuto solo esser grato a tutte le divinità che conosceva per quell’occasione ed esultare ogni volta al solo pensiero. Si sentiva un po’ in colpa per questo. Non era sufficientemente perso in quei pensieri per non notare una scena insolita pochi passi più avanti a dove si trovava. Si fermò ad osservare. Tre uomini di proporzioni a suo avviso enormi stavano intorno a una terza figura appoggiata al muro sul lato destro delle strada. Dal punto in cui si trovava non riusciva a distinguere bene cosa si stessero dicendo ma poteva vedere distintamente cosa succedeva e quando si aprì un varco tra 2 di quegli energumeni notò che quello appoggiato al muro era un ragazzo più giovane di loro, circa della sua stessa età vestito…o meglio con il corpo appena fasciato da una giacca corta argentata e lucida e un paio di shorts dello stessa foggia che a mala pena coprivano i primi 5 cm di coscia. Sicuramente doveva essere uno dei membri del gruppo che stava per esibirsi. I capelli gli cadevano disordinatamente sul viso quindi anche se si fosse trattato di qualcuno di famoso gli rendevano impossibile riconoscerlo…in ogni caso che ci faceva circondato da tali ceffi?! Quegli armadi ambulanti avevano un aria tutto meno che rassicurante e sembravano avercela proprio con lui e nemmeno poco! Dal loro atteggiamento era del tutto evidente che non erano lì per fare due chiacchiere con lui in allegria. Non sapeva esattamente se fosse il caso di preoccuparsi, fin’ora nonostante la tensione nell’aria che si tagliava a fette non sembrava succedere nulla di preoccupante, di certo intromettersi non sarebbe stata un idea felice, magari avrebbero risolto le loro controversie senza morti o feriti e avrebbero liberato il passaggio in breve così avrebbe potuto proseguire la sua strada verso casa tranquillamente. Doveva aspettare e ciò lo innervosiva abbastanza, più le giornate erano stressanti (già di per sé), più sembravano mettercisi tutte per contribuire a sfiancarlo completamente.
Questa volta si che si stava perdendo nei suoi pensieri piuttosto seccati e ne fu scosso solo dalle grida goliardiche di esultanza di quegli uomini poco più avanti. Adesso i corpi di due di loro erano addosso al giovane che spingendo il volto di lato il più possibile, quasi in modo innaturale, cercava di serrare gli occhi e la bocca al massimo, quanto più le sue forze gli concedevano di riuscirci. Il terzo uomo stava un po’ più distante e assisteva con un sorriso perverso alla scena voltandosi di tanto in tanto nelle 2 direzioni verso cui si snodava la strada, evidentemente per sincerarsi che non passasse nessuno a disturbare quella scena orribile. Notò con improvviso orrore che le mani degli altri 2 si stavano insinuando lascivamente sotto gli abiti succinti del ragazzo e si facevano strada lungo il suo corpo come fosse di loro proprietà mentre questo restava assolutamente immobile. Sembrava inspiegabilmente non opporre nessuna resistenza, non reagire a quel tentativo di violenza in alcun modo se non cercando di distogliere la faccia il più possibile da quello che gli stava accadendo e tenendo gli occhi chiusi come se fosse la sua unica speranza di salvezza.
Doveva intervenire. Non poteva lasciare che subisse in quel modo la violenza di quei delinquenti. Qualsiasi cosa avesse causato il comportamento di quei tizi doveva assolutamente impedire che continuassero quella tortura. E doveva farlo in fretta. Si trovò convulsamente a pensare ad un modo per cacciarli, per farli desistere e andarsene. Ma cosa poteva fare lui, se solo avesse provato a farsi avanti di sicuro li avrebbero menati entrambi, se non peggio, ne avevano tutti gli attributi, grossi come erano, almeno il doppio di loro due messi insieme. Ecco era decisamente uno di quei momenti in cui si trovava a dare irrimediabilmente ragione a tutti coloro che gli rimproveravano sempre di essere troppo magro! No, intervenire di persona era decisamente la prima opzione da escludere…Si prese la testa tra le mani come a cercare di fermare il torrente di pensieri che gli attraversavano il cervello nel tentavo di individuare il più in fretta possibile una soluzione. Chiamare aiuto sembrava l’unica alternativa considerabile…ma, si trovò a riflettere in un attimo di lucidità, di certo avrebbe comportato una pessima pubblicità per il gruppo di quel tizio, si perché insomma la polizia non si sarebbe certo limitata ad arrestare quei tizi ma avrebbe fatto domande avviato indagini e in breve tutto il loro pubblico e non solo sarebbe venuto a sapere della scabrosa vicenda…”sventato tentativo di violenza sul celebre vocalist del tal gruppo”…”in che rapporti era con i violentatori? Cosa si cela dietro la sua faccia d’angelo?” Già si vedeva le facce disgustate di milioni di ipocriti giapponesi benpensanti e le voci che correvano ingigantendosi di bocca in bocca rovinando le loro carriere per sempre…stava impazzendo! Doveva agire e farlo in fretta. Ma come diavolo fare a salvare capra e cavoli!!??
Il rumore assordante della sirena di una volante lo scosse dalla spirale di totale confusione in cui era caduto, sembrava che, come richiamata dalle sue silenziose preghiere, si stesse dirigendo proprio nella loro direzione! Bè se la polizia fosse accorsa di sua spontanea volontà senza che fosse stato lui a chiamarla non avrebbe dovuto sentirsi in colpa per le sorti di quel gruppo. Si risollevò un poco sentendosi contemporaneamente tremendamente egoista per quel pensiero. Si sporse dal suo nascondiglio sperando di vedere gli agenti mettere in manette quei bruti! Ma la sua gioia fu ancora più grande nel constatare che la volante della polizia era solo sfrecciata lungo la via principale e nonostante questo il rumore assordante della sirena era stato da solo sufficiente a mettere in fuga i violentatori. Fortunatamente con il gran trambusto in occasione del concerto molte volanti si erano radunate nella zona e questa consapevolezza aveva forse fatto da deterrente e scampare un molto probabile arresto li aveva convinti a scappare senza portare a termine i loro turpi intenti.
Corse in direzione del ragazzo. Senza porsi domande . Senza pensare a nulla.
Il corpo ancora abbandonato contro quel muro le braccia inerti lungo i fianchi e i capelli arruffati e scomposti a coprirgli il viso. Tremava visibilmente. Senza tuttavia smettere di serrare gli occhi e la bocca con tutte le sue forze.
Non sapeva che dire. Si trovò del tutto senza parole davanti a quella situazione, davanti a quel ragazzo e al suo inspiegabile comportamento di poco prima. Se fosse capitato a lui avrebbe cercato di opporsi con tutte le sue forze, avrebbe scalciato, fatto a pugni, rotto quante più ossa avesse potuto a quegli uomini! Il ragazzo si accasciò a terra cadendo sulle ginocchia con un tonfo sordo e appoggiando violentemente entrambe le mani davanti a se come facendo appello alle ultime forze che aveva in corpo per non abbandonarsi al suolo del tutto privo di conoscenza, vanificando così ogni suo sforzo. Si gettò istintivamente in ginocchio anche lui raccogliendolo tra le sue braccia. L’altro si tirò leggermente indietro di scatto facendo scostare nel gesto alcuni ciuffi di capelli biondi dal suo viso. Dolore e Lacrime represse tingevano i suoi occhi di un colore indescrivibile. Sakito si sentì investire da una tristezza immensa. Sentiva il suo animo perdersi nella profondità devastante di quegli occhi senza possibilità di ritorno, senza possibilità di comprendere cosa quel ragazzo stesse provando in quell’istante e cosa quello sguardo stesse facendo alla sua razionalità. Stava perdendo ogni contatto con la realtà. Ne era conscio e tuttavia incapace di opporvisi. L’unica cosa di cui sembrava importargli era di scacciare un po’ di quella tristezza da quello sguardo. E questo lo terrorizzava. Tuttavia sentiva il cuore accelerare sempre più il battito, sentiva il sangue scaldargli l’animo ogni secondo in più che teneva quel ragazzo tra le braccia. Difatti l’altro si era solo scostato un poco senza liberarsi del tutto dall’abbraccio istintivo di Sakito che ora lo aveva finalmente riconosciuto, osservando i suoi tratti delicati anche se sconvolti dalla tensione, da vicino aveva riconosciuto in quello sguardo spaventato e tuttavia dolcissimo, lo sguardo di Jui il vocalist dei Vidoll.
- Come stai? –
Si azzardò a far uscire quelle due misere parole dalla sua bocca soprattutto per porre fine a quella sensazione di caduta libera che lo stava devastando, ma anche perché desiderava sinceramente che l’altro rispondesse che stava meglio, che ora era più tranquillo. Desiderava con tutto se stesso che, anche con un semplice gesto come un abbraccio, fosse riuscito a tranquillizzarlo almeno un po’.
- Sto bene !.... Io devo alzarmi…mi aspettano….aspettano me …io devo cantare!-
Sembrava più che altro rivolgersi a se stesso. Sembrava che cercasse di tirare fuori quel poco di voce che aveva la forza di emettere per cercare di convincersi di quello che diceva. Sembrava che alzarsi e cantare fosse l’unica ragione che gli impediva di abbandonarsi al dolore, che lo tenesse cosciente.
-È per questo che stavi per lasciarti violentare da 3 energumeni senza muovere un muscolo per impedirlo?-
Non riuscì a trattenere quella domanda così sferzante e del tutto inopportuna. Ma davvero tanta determinazione o forse incoscienza lo sconvolgeva. Voleva in un certo senso egoisticamente sapere cosa avesse motivato quel comportamento, voleva sapere cosa mancava a lui per dare tutto in quel modo, persino la propria dignità per qualcosa, per la musica in quel preciso caso! La musica era la loro vita, di entrambi, ma lui non sarebbe mai riuscito a comportarsi in quel modo…si sentiva in difetto, sentiva che forse non era all’altezza di una vita del genere, delle aspettative e obiettivi che quel tipo di esistenza ti presenta e ti impone. Che buffo con tutti i pensieri che avrebbero potuto attraversagli la mente in quel momento si trovava a pensare che avrebbe gradito che quel ragazzo tremante tra le sue braccia gli desse le risposte alle sue personali domande esistenziali.
-Di certo non avrei potuto salire su quel palco ed esibirmi dopo aver fatto a pugni e cazzotti con “3 energumeni” –
Sottolineò l’uso delle stesse parole dell’altro con tono ironico. Ma di ironico Sakito notò che vi era davvero poco nella sua voce mentre pronunciava quelle prole che non fecero altro che confermare i suoi pensieri. Sarebbe stato disposto a subire silenziosamente la violenza da quei delinquenti pur di non compromettere l’esibizione di quel pomeriggio. Una determinazione sorprendente o solo la fissazione di un folle che non tiene abbastanza alla sua vita, alla sua dignità. Si trovò ad escludere la seconda opzione quasi meccanicamente: non riteneva possibile, fissando l’altro negli occhi e perdendosi sempre più in quel marrone intenso che tanto gli stava scaldando il cuore escluse, che si fosse comportato così e stesse dicendo quelle parole solo perché non teneva abbastanza alla sua vita, doveva esserci qualcos’altro qualcosa di estremamente importante qualcosa che lo motivasse sino a quel punto ad affrontare e superare qualsiasi cosa cercasse di abbatterlo.
Non poteva che ammirarlo; pur nella totale ignoranza di quella che fosse la vita privata di quel ragazzo sentiva nei suoi confronti un profondo rispetto e ammirazione per la volontà e determinazione e forza che stava dimostrando. Tuttavia si domandò se tutto ciò non fosse solo una facciata, se tutta quella convinzione non fosse solo un modo di prendere di petto la vita, di andargli incontro con furia senza permetterle di fermarti perché se solo ciò fosse capitato, se solo si fosse fermato, se fosse caduto del tutto a terra, non avrebbe più avuto la forza di alzarsi e reagire davvero.
-Pensi di essere in grado di salire su quel palco e cantare? –
Come nulla fosse successo, avrebbe voluto aggiungere ma pensò che sottolineare la brutta esperienza non fosse decisamente la cosa migliore da fare quindi si trattenne e del tutto senza pensarci lo strinse ancora un po’ di più a sé. Però distolse lo sguardo oltre il viso dell’altro. Quella poca distanza tra loro lo rendeva terribilmente nervoso e tuttavia ne era lui la causa. Un lieve sorriso ironico sfiorò le sue labbra per scomparire fulmineo come era apparso.
-Certo che lo sono! Io DEVO salire su quel palco! Cantare è la mia vita! È stato persino più importante della mia famiglia, del legame che ho con i miei genitori…con …io gliel’ho promesso! Prima che questo stupido mestiere mi impedisse per sempre di vederla sorridere ancora, di dirle quanto fosse diventata bella….. io le ho promesso …-
Cacciò fuori quell’ammasso di parole come se sentisse il terribile bisogno di sfogarsi ma avesse sempre cercato di reprimerlo, o non avesse mai trovato nessuno intorno a lui che considerasse adatto a sentire quella sua storia…d’altra parte tutti la conoscevano la triste storia della morte di sua sorella minore…era stato persino lui stesso a raccontarla durante un live pochi mesi dopo che era successo…ma da conoscere gli sterili dettagli di un lutto familiare di un cantante famoso ad avere anche solo una vaga idea del dolore e sconvolgimento che lui provava dentro di sé da quel giorno c’era un abisso e sin’ora, sino a quel del tutto inaspettato istante in cui si era trovato tra le braccia di Sakito, si, l’altrettanto famoso chitarrista fondatore dell’ ultimo strabiliante successo: i Nightmare, non aveva mai pensato che avrebbe potuto trovare qualcuno a cui raccontare la verità, quello che davvero provava, che gli aveva cambiato la vita, che ora guidava le sue azioni nel mondo come un burattino, del tutto incapace di fermarsi, nel costante terrore che gli eventi e le sensazioni un giorno di quelli lo avrebbero definitivamente travolto.
Non riusciva a scostarsi da quell’abbraccio. O forse non voleva. Forse sentiva semplicemente di poter raccontare tutto di sé a quell’illustre sconosciuto, sentiva il bisogno di quella pace deliziosa che stava provando nella semplicità di quel gesto, di quel momento sospeso tra sogno irreale e spaventosa realtà.
-Stanno per cominciare…..io devo andare…-
Il suo tono era decisamente meno convinto del precedente, ma non aveva sparato parole a vanvera poco prima, quindi si alzò e si diresse verso la piccola porta metallica che doveva costituire l’ingresso posteriore ai camerini.
-Aspettami dopo il concerto….se ti va… potresti anche entrare a vedere…se passi di qui calandoti il cappuccio sul viso nessuno si accorgerà della tua presenza, non ti causerà nessuna seccatura….-
Il suo sguardo era puntato a terra, non voleva vedere la reazione di Sakito a quella sua offerta, desiderava tantissimo poter parlare un po’ con lui, non sapeva perché, non sapeva rispondendo a quale istinto gli aveva proposto di fermarsi a vedere il concerto e aspettarlo sino alla fine, semplicemente desiderava che l’altro rispondesse positivamente.
-Ok….perchè no...-
Le prove estenuanti, la stanchezza che aveva raggiunto livelli poco prima insopportabili, tutto era passato in secondo piano, tutto era diventato inspiegabilmente non così rilevante da impedirgli di accettare quel semplice invito. Assistere a un concerto e fare due chiacchiere con un amico. Ok non ci aveva mai parlato prima e a mala pena conosceva il suo nome d’arte, ma dopotutto quel ragazzo sembrava davvero aver bisogno di parlare con qualcuno, perché rifiutare? Sul momento gli sembrava che non ve ne sarebbe stata alcuna ragione fondata. Varcò la soglia della piccola porta di metallo dietro al cantante. Con incoscienza, con il cuore in subbuglio. Come infinite volte mentre percorriamo le strade della nostra vita. Senza un preciso motivo. Senza un perché